GIANNI DE TORA

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1992 - 93 ''Attraverso la Seconda Metà del Novecento in Italia''- Galleria Comunale Arezzo, 6 dicembre '92 – 7 marzo '93

 
INTERVENTO DI DARIO TENTI SUL GIORNALE/CATALOGO DELLA MOSTRA

Una storia di trent'anni

La Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Arezzo nasce, sulla carta, con delibera consiliare n. 359 del 25/6/1962. La Commissione promotrice risultava composta dal sindaco Cornelio Vinay presidente, Aldo Ducci ass. all'istruzione, Osvaldo Diana cons. di maggioranza, Carlo Silli cons. di minoranza, Dario Tenti direttore. Il Prof. Mario Salmi, vice presidente del Consiglio Superiore Belle Arti presso il Ministero della Pubblica Istruzione, venne nominato presidente onorario. L'inaugurazione avverrà tre anni dopo, con la mostra "Mitologie del nostro tempo" - 12 maggio/ 13 giugno 1965. Tuttavia, per meglio chiarire la storia di quello che è stato uno degli organismi culturali più importanti della nostra città, conosciuto in Italia e all'estero, occorre risalire agli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale. Ci fu, allora, insieme alla ricostruzione materiale, una vivace ripresa di iniziative culturali di vario genere. Ansia di rinnovamento e fervori ideali, certamente comuni ad altre città e tipicamente postbellici, ebbero, da noi, il principale scopo di rompere il lungo isolamento che il Ventennio e la Guerra avevano stretto soprattutto attorno alle città di provincia. Particolare caratteristica fu che che questo clima ebbe in prevalenza per protagonisti quasi esclusivi i giovani e, fra questi, come riferisce in un coevo articolo di giornale Mario Novi, i pittori: «i gruppi giovanili che sentono maggiormente la necessità di dialogo sono in prevalenza pittori». Giovani pittori che, quasi senza soluzione di continuità, fin dagli ultimi anni Quaranta, tentano di introdurre ad Arezzo linguaggi e concetti estetici aggiornati, spesso in mezzo a vivaci polemiche, promuovendo mostre e dibattiti alle quali intervengono anche artisti non locali di significativa importanza. Dagli inizi degli anni Cinquanta si manifestano così alcuni episodi essenziali in riferimento a quanto qui ci interessa. Prima l'apertura della "Scuola d'arte applicata e dell'artigianato" (1950/1961) il cui scopo principale era quello di offrire ausilio ai giovani artigiani di età e formazione diversa - decoratori, stuccatori, falegnami, ecc. - e che, in breve tempo, diverrà, anche con le mostre che organizza, luogo d'incontro per «gli amici pittori e per gli amici dei pittori». Seguiranno poi, insieme alle mostre che periodicamente si terranno presso il "Circolo Artistico", l'apertura delle gallerie la Minima e il Metro e, infine, l'Incontro che inaugurerà la sua attività nel 1958 con una esposizione di opere di Enrico Paulucci. A migliore comprensione di questo periodo che si concluderà nel 1959 dando inizio al "Premio Arezzo di Pittura", mi sembra opportuno citare ancora Mario Novi: «si sono aperte ad Arezzo tre nuove gallerie d'arte: "La Minima", "L'Incontro", "Il Metro", le cui esposizioni, spesso dedicate ad artisti non aretini e di chiaro significato e validità, come ad esempio Severini e Paulucci, attirano sempre più l'interesse del cittadino. Dopo la chiusura della "Minima" per la morte del suo intelligente direttore Nello Zuccaro, la galleria "L'Incontro" nella zona del caffè dei "Costanti" in Piazza S. Francesco è per ora il ritrovo più sensibile ed animato della città: vi si radunano accanto ai loro quadri a leggere e a discutere i pittori Cavallucci, Tenti, Caporali, Nuti, Giannini, Zanobi, l'architetto Mario Mercantini, i giornalisti Diana, Arrighi e Magi, e vi si fermano pittori e scultori di altre città». Frattanto la città era anche andata economicamente rinascendo e così, sulla spinta di queste pur frammentarie iniziative, l'Amm. Com. - sindaco il Prof. Cornelio Vinay -, con il concorso dell' Amm. Provinciale, della Camera di Commercio e dell 'Ente Provinciale per il Turismo, istituisce nell' anno 1959 il "Premio Arezzo di pittura - un Kilo d'oro fino-" (questo per indicare la vocazione orafa della città che si stava ormai affermando). Il Premio verrà replicato annualmente fino al 1963 e assumerà notorietà nazionale per la fama degli artisti invitati, dei critici giudicanti e per il numero delle presenze. Per cinque anni, in primavera, il Premio convoglierà in Arezzo la critica dei quotidiani nazionali più importanti e delle riviste specializzate mentre, assieme agli artisti già famosi, faranno il loro esordio alcuni giovani che diverranno, in seguito, i protagonisti dell' arte italiana. Con la terza edizione del Premio si decide di acquisire le opere dei pittori premiati per formare il primo nucleo della Collezione per la istituenda "Galleria Comunale d'Arte Contemporanea" che, come ac- cennavo all' inizio, verrà inaugurata il 15 maggio 1965 con una grande mostra, "Mitologie del nostro tempo", curata da Luigi Carluccio e costitutita da numerose opere dei maestri contemporanei come Savinio, Scipione, De Chirico, Magrittc, Max Ernst, Giacometti, Bacon, Sutherland, ecc. Da allora la Galleria ha svolto la duplice attività, sia come Pinacoteca, che andrà continuamente arric- chendosi di dipinti, sculture, grafica, sia come organizzatrice e produttrice di mostre collettive o personali, aperte alle diverse esperienze dell' arte contemporanea. Le due attività si svolgeranno in alternanza nella Sala di S. Ignazio in Via Carducci (una bella ex Chiesa barocca da tempo chiusa al culto e riadattata per l ' occasione). Queste manifestazioni si sono succedute con un ritmo abbastanza costante e sono andate aumentando di numero di anno in anno e troppo lungo risulte- rebbe qui elencarle. Basti citare: "Burri, Cagli, Fontana, Guttuso, Moreni, Morlotti" nel '67, curata da Crispolti e Del Guercio; la mostra commemorativa del pittore neoclassico aretino Pietro Benvenuti in occasione del secondo centenario della nascita (1769); "Arte contro" nel 1970, ordinatore Mario De Micheli, e "Per copia conforme" nel 1971 curata da Franco Solmi; nel 1973 "Cinque luoghi della pittura di Vacchi" - quasi una antologica del pittore bolognese dal primo periodo neocubista al ciclo di "Finisterre" attraverso l 'Informale e i cicli del "Concilio", "Federico II'' e "Galileo" - curata da Giorgio Di Genova; poi sculture e grafica di Venturino Venturi e, sempre nel 1973, "Una tendenza americana" con opere dei pittori Barnes, Lanyon, Me Garrell, Petlin, Rosofsky, a cura di Luigi Carluccio, ed una grande mostra di Corrado Cagli, circa 100 opere fra dipinti, sculture, disegni e grandi spendidi arazzi; nel 1974 personali di Gualtiero Nativi e Fernando Farulli; nel 1975 una mostra di grafica e progetti architettonici dell' architetto Leonardo Savioli e il grande ciclo pittorico di Renzo Vespignani "Tra due guerre". Nel maggio 1976 una nuova mostra di Vespignani, questa volta di grafica - circa 100 acqueforti riferite a trent'anni di attività - inaugurava, a Palazzo Guillichini (C.so Italia 113) la sede della Galleria Comunale d'Arte Contemporanea dove, finalmente, potevano essere sistemate ed esposte le ormai numerose opere di proprietà, molte delle quali mai presentate al pubblico aretino. Benché tale sede non potesse essere considerata ottimale, fu allora possibile presentare qui, assieme dalle opere della Collezione permanente, piccole mostre che, in modo continuativo, verranno ad alternarsi a quelle di maggiore importanza e vastità, ospitate sempre nella Sala di S. Ignazio. Così, per oltre un decennio, poté essere realizzato un notevole numero di manifestazioni, del quale è ancor più difficile fare una breve relazione. Ricorderò la personale di Giuliano Pini; la mostra "Nuove presenza della scultura toscana" a cura di Federici, Pasquali, Paloscia; l'opera grafica di Cagli e ancora "Opere di Cagli donate alla città di Arezzo"; "Pittura oggi in Toscana" a cura di Renato Santini; "Sei per una ricerca" - scultura in ceramica di Cimatti, Cipolla, Galassi, Mariani, Ronchi e Tampieri; "Continuità nella pittura italiana contemporanea" (Coppola, Forgioli, Gianquinto, Guccione e Ruggero Savinio, presentati da Guido Giuffré); "Casciello, Gadaleta, Russi - una triangolazione attuale-" a cura di Enrico Crispolti; Gianfranco Pardi; Nicola Carrino; Gianni Dova; Arturo Carmassi; ancora Venturino Venturi; Emilio Tadini; "Mattia Moreni - il regressivo consapevole-" (una quarantina di opere di grandi dimensioni ed un ampio catalogo con scritti di Barilli, Coen, Crispolti). Chiude, praticamente, nel 1989 il lungo periodo della direzione Tenti alla quale succederà il Prof. Enrico Crispolti con l'incarico di responsabile unico per la gestione dell' attività, l'ordinamento e la catalogazione delle opere della Collezione permanente. Siamo al gennaio '90, la Galleria non ha più la Sede di Palazzo Guillichini fin dall' estate dell' 88, le opere vengono immagazzinate e l'altro materiale - libri, cataloghi, riviste, foto e varia documentazione - imballate; resta solo la sala di S. Ignazio. Purtroppo il cerchio si chiude tornando agli inizi. Il progetto, già pronto per una degna sede nel palazzo a fianco della chiesa di S. Francesco e che aveva suscitato grandi speranze, sembra di realizzazione lontana. Non resta quindi che tornare alle origini presentando periodicamente, come oggi viene fatto, scelte di opere della collezione permanente nella sala di S. Ignazio e aspettare tempi migliori. Credo importante ricordare che - pur con scarsi mezzi finanziari e quindi pubblicità quasi nulla in mezzo a difficoltà di ogni genere come: insufficienza di spazio, personale quasi inesistente, sede per molti anni mancante, con la conseguente impossibilità di ben ordinare ed esporre non solo le opere ma il cospicuo materiale documentario - biblioteca, fototeca, emeroteca, raccolta di manifesti, ecc. - la Galleria ha realizzato, in circa trent' anni di attività, quasi 150 mostre, alcune delle quali richieste e trasferite anche in altre città, numerose pubblicazioni, conferenze e dibattiti; ha avuto corrispondenza e rapporti con organismi culturali e con studiosi italiani e stranieri; ha presentato insieme al "Premio Arezzo" opere di alcune migliaia di artisti. Per concludere mi sembra doveroso, naturalmente al di fuori di ogni polemica, affermare che gli Enti Pubblici e la Città nel suo insieme non possono far languire, come sembra stia avvenendo, una simile esperienza. Occorre invece valorizzare quanto di ricchezza culturale e materiale - vedi le numerose opere di proprietà - esiste in questo organismo. Forse l'Amministrazione Comunale, pur in mezzo alle attuali ristrettezze finan- ziarie, potrebbe studiare il modo del rilancio. Non dovrebbe poi essere troppo difficile recuperare in qualche edificio una sede provvisoria e, come avviene per altre manifestazioni, spesso effimere e non sempre indispensabili, cercare anche dai privati qualche incentivo. Credo che la Galleria, oltre che fatto culturale, possa dare anche un apporto turistico visto che è ancora nelle Guide della città e gli ospiti, stranieri in particolare, la cercano ma ... non la trovano.

 
TESTO DI ENRICO CRISPOLTI SUL GIORNALE/CATALOGO DELLA MOSTRA

Anche ad Arezzo dunque esiste un patrimonio pubblico di opere d'arte contemporanea. Non pochi aretini forse ne rimarranno sorpresi. Ma non è infatti né un'antologia di opere della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, né della fiorentina Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, questa che qui si propone. Alcuni degli autori in quelle non sono nemmeno rappresentati, come del resto in diversi casi neppure vi figurano opere altrettanto rappresentative. E' invece parte, naturalmente la più significativa, delle collezioni della Galleria d'Arte Contemporanea di Arezzo, inaugurata quasi trent' anni fa, come ricorda qui accanto appassionatamente un testimone quale Dario Tenti; e con una mostra a tutt' oggi memorabile quale fu "Mitologie del nostro tempo" curata da Carluccio. E' un'antologia delle opere di più alto livello appartenenti ad un'istituzione cittadina la cui esistenza patrimoniale (con un' attività espositiva forzatamente peraltro assai rarefatta a causa dello scarsissimo impegno economico da parte dell'Amministrazione locale) molti aretini, e certamente i più giovani, immagino ignorino. E in qualche misura a ragione, giacché praticamente da diversi anni la presenza della Galleria risulta cancellata dal percorso culturale cittadino (che non può ragionevolmente ridursi ad un consumo a solo carico di Piero). Cancellata dal 1988, relegandone le opere in soffitta e poi in cantina, quasi si trattasse di un "ramo secco" della vita cittadina. Ma certo sciaguratamente, giacché si tratta di un patrimonio cospicuo di opere (oltre che di esperienze), tanto sotto il profilo qualitativo quanto sotto quello economico. Che è obbligo da parte dei pubblici amministratori tutelare e valorizzare, facendone punto di riferimento pubblicamente fruibile in una irrinunciabile prospettiva di crescita culturale della città. Rendiamocene conto: in quanto servizio l'esistenza di una raccolta pubblica di arte contemporanea, complementare ad un museo relativo all'arte del passato, è indispensabile per la cultura cittadina non meno di una Biblioteca Civica, della quale nessun pubblico amministratore di un centrocivile, maggiore, intermedio, o minore che sia, si sognerebbe stoltamente, non dico di programmare, ma neppure di tollerare la chiusura. Nel tempo della prevalente cultura dell'immagine è impensabile ignorare le esperienze che ne costituiscono il fondamento storico quanto attuale. Questa antologia, che prelude ad una sistemazione provvisoria (e tuttavia permanente fino alla realizzazione della nuova sede prestigiosa progettata in piazza S. Francesco) nei locali espositivi delle Logge Vasariane, intende dunque richiamare l'attenzione dei cittadini e degli amministratori non soltanto sulla qualità di un patrimonio cospicuo di opere recuperato sia pur per ora precariamente, e la cui comunque riproposta presenza nel circuito culturale cittadino non potrà che giovare all' immagine interna quanto esterna di Arezzo, non meno che al livello della sua vita culturale. Ma intende anche richiamare l'urgenza del problema complessivo di una ridefinizione strutturale aggiornata dell'istituzione aretina, nella prospettiva sì della sistemazione definitiva della Galleria, e tuttavia anche intanto, nelle more (che s'annunciano certo di non breve durata), di una presenza di pubblica fruibilità del patrimonio di opere, parallela alla continuità dell' attività espositiva. Ma intendiamoci subito con chiarezza: pure nelle difficoltà economiche alle quali si è stati ridotti dalla congiuntura attuale, il problema è, e resta, anzitutto politico. Soltanto infatti una decisa presa di coscienza politica della necessità e utilità di una presenza cittadina reale e fattiva della Galleria, sia nel suo aspetto museale sia nella continuità della sua attività espositiva, può determinare un impegno economico-organizzativo che risulti pari alla dignità di una città come Arezzo. Il nodo insomma è soltanto di volontà politica. L'impegno economico adeguato, conseguente, può apparire infatti irrisorio di fronte ad altri capitoli di spesa, c'è da chiedersi se sempre di altrettanta pubblica utilità. E del resto soltanto una iniziativa politica adeguata può seriamente porre il problema di un collegamento collaborativo tanto con altre amministrazioni territoriali locali, quanto con il possibile e auspicabile concorso privato. E qui si è al punto di una necessaria riflessione sulla ridefinizione strutturale della Galleria aretina nel suo futuro anche più prossimo, in quanto istituzione pubblica. Oggi le istituzioni espositivo-museali relative all'arte contemporanea in Italia non soltanto di fatto più attive, ma più adeguate ad un parametro europeo (con il quale il confronto diretto si aprirà ormai tra alcuni mesi), il Castello di Rivoli, presso Torino, e il Museo Pecci a Prato, hanno struttura associativa, e come tale autonoma, pur in una prevalente partecipazione pubblica. Fatte salve le pertinenze patrimoniali, la cui afferenza può comunque rimanere distinta, altrettanto un futuro strutturale adeguato per la gestione della Galleria aretina non può essere che di carattere autonomamente associativo, aggregando anzitutto gli enti locali, da Comune a Provincia, a Regione, ma anche, e con pari dignità, la presenza del privato, societario od individuale, che se, adeguatamente stimolata, non potrà certo mancare in una città indubbiamente non povera (come la stessa riscontrabile recente crescita qualitativa di immagine quotidiana può dimostrare) quale Arezzo sicuramente è. La consistenza istituzionale associativa permette infatti una agilità di gestione adeguata ai tempi (in Germania per esempio i Musei sono vere e proprie società), sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo culturale (con un affidamento concorsuale di direzione a tempo). Questa è la questione sulla quale, al di là del godimento delle opere riproposte, e della possibile induttiva lettura, attraverso di esse, di eventi storici capitali nella storia artistica recente, questa antologia intende richiamare l' attenzione. Non si tratta dunque di una mera raccolta di opere, comunque appunto da fruire nella loro qualità quanto nel ruolo di testimonianze culturali nazionali ed internazionali, relative non soltanto alla seconda metà del secolo. Ma della riproposta presenza d'un patrimonio pubblico, ripeto (per gli Amministratori) di rilevanza anche economica assai notevole, che imperiosamente chiede una adeguata iniziativa politica di gestione. Ed è per questa ragione che si è inteso sottolinearne la riproposizione anzitutto entro la sede espositiva tradizionale (fin dall'origine) della Galleria, la Sala di Sant 'Ignazio. Proprio per avvertire come i due imprescindibili aspetti dell' attività della Galleria, quello espositivo, bene o male continuativo, e quello museale, da recuperare, in effetti si intreccino. Per alcuni mesi l'antologia sarà fruibile in Sant 'Ignazio, proposta proprio come mostra di prestigio, a conclusione dell' attività 1991/92 e insieme ad apertura di quella 1992/ 93. Poi, necessariamente ridimensionata sotto il profilo quantitativo, l'antologia stessa sarà installata nelle sale espositive comunali delle Logge Vasariane, garantendosi così, per quanto ridotto, e pur ideologicamente provvisorio, un segno di presenza permanente della Galleria nel circuito e contesto culturale cittadino, in attesa che della nuova sede in Piazza San Francesco, una volta risolte le annose vicende preliminari, si realizzi l'originale progetto (già per altro giunto ad "esecutivi", per ora purtroppo utopici). Ma certamente un auspicato salto di qualità di impegno politico progettuale potrebbe già garantire all' antologia, se non all'intera raccolta, anche una sede provvisoria più adeguata, meno forzatamente rattrappita. Né la soluzione provvisoriamente permanente (è il classico bisticcio al quale costringe l'impenitente bizantinismo amministrativo improficuamente imperante nel nostro Paese) nelle Logge Vasariane sarà a scapito di quella attività espositiva collaterale, promossa tuttavia fino a qualche tempo fa con mentalità troppo qualunquisticamente assistenziale dallo stesso Assessorato alla Cultura. Attività non v'è dubbio necessaria che, riformulata entro una gestione di qualificante vaglio qualitativo, al quale la stessa Galleria può concorrere, e dunque culturalmente orientata e non più pubblicamente nociva, può ben svolgersi in altri locali altrettanto del tutto centrali e di prestigio, offerti da altre istituzioni o amministrazioni. Ricordo infine che già in questa antologia presentata in Sant'Ignazio si delinea un itinerario storico-critico che attraverso le opere disponibili configura la natura linguistica almeno di alcune salienti tappe dell'arte del nostro tempo. Questo infatti dovrà essere capace di offrire, in quanto servizio culturale di pubblica funzione, anche la Galleria aretina: una informazione adeguata, in opere, o in documentazione bibliografica e audiovisiva, su quell' ampia parte della cultura del nostro tempo, in Toscana, nella nostra penisola, in Europa, quanto in una prospettiva ormai planetaria, costituita dalle esperienze artistiche del recente passato come dell'attualità, a servizio dei cittadini, ed in particolare della loro formazione a livello giovanile. In rapporto dunque con le scuole "d'ogni ordine e grado", come si dice burocraticamente; e tuttavia anche con le diverse aggregazioni associative cittadine e territoriali, le quali dovranno poter riconoscere nella Galleria un punto di riferimento relativo alla conoscenza dell' attività artistica nel nostro tempo. D'altra parte Arezzo è al centro di un' ampia attenzione internazionale, che non si esprime soltanto sul piano della commercializzazione delle sue attività produttive. Le presenze operative culturali straniere e non, sul territorio aretino, sono ormai numerose, ed occorre tenerne conto stabilendo un proficuo dialogo di reciproco arricchimento. Del resto il parametro programmatico di interessi operativi di una Galleria d'Arte Contemporanea aretina non può che distendersi da un osservatorio territoriale ravvicinato, toscano, ad un dialogo nazionale ed internazionale. Ma proprio le presenze straniere coniugano in modo assai stimolante l'attenzione territoriale alle stesse prospettive internazionali. La situazione aretina dunque è oggi assai fertile, e sarebbe delittuoso non corrispondervi adeguatamente. Nel quadro di una iniziativa di politica culturale all'altezza della situazione l' attività e la presenza della Galleria aretina può divenire infatti un 'area di proficuo confronto. In questo senso giocando anche un ruolo particolare nel quadro del sistema istituzionale regionale relativo alle arti figurative. E non disattendendo ad aspettative che verso Arezzo non da oggi sussistono sul piano regionale. Ma appunto occorre che, oltre che attraverso l'incremento della continuità dell' attività espositiva, la Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Arezzo sia presente costantemente nel contesto cittadino con una propria fisica accessibilità, pur se per ora ridotta antologicamente. Àll'assenza di questa da diversi anni supplisce certo un 'attività espositiva d'alto livello e di prima mano, anche se coartatamente rarefatta dalla scarsità dei fondi concessi. E che tuttavia ha portato anche comunque recentemente grazie alla comprensione collaborativa dei relativi autori, alla ripresa delle acquisizioni patrimoniali da parte della Galleria stessa. Le mostre realizzate durante il mio impegno gestionale sono, nella Sala di Sant 'Ignazio, quelle personali di Gadaleta, Cardinali, Tomaino, nella stagione 1990/91, e di Golba, oltre la presente antologia nella stagione 1991/92, mentre la Galleria ha patrocinato collaterali esposizioni di Echaurren e della Hori. Da quanto scrive qui accanto Tenti (e da quanto del resto io stesso ricordo, frequentandola da allora) la Galleria aretina è nata da un fervore di intenti culturali e di volontà politiche che oggi mi appare come una remota relativa età d'oro. Eppure credo che Arezzo sia di molto cresciuta da allora. Perché non è possibile ritornare a quel clima costruttivo? E' un interrogativo che io, non aretino, pongo agli attuali amministratori e agli stessi cittadini che in qualche modo possano sentirsi della partita.

 
cartoncino di invito

 

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